Corte Costituzionale norma anti-badante disco verde rimborsi Inps

In un nostro precedente post: http://ingari.altervista.org/corte-costizionale-respinge-norma-anti-badante-reversibilita/, avevamo esposto i motivi per i quale si era fatto ricorso alla Corte Costituzionale per  i matrimoni con badanti con una notevole differenza di età, chiamate unioni di comodo,  una norma che prevedeva proteggere persone, sia uomini che donne, da matrimoni di puro interesse finalizzato a percepire la pensione di reversibilità, oggi si ha notizia da Sole 24 Ore che, confermata la bocciatura da parte dei giudici della Corte Costituzionale della norma anti-badante, l’Inps ha ufficializzato con circolare 178/2016 del 21 settembre il disco verde per quanto riguarda il rimborsi a chi è stato decurtato illegittimamente il vitalizio di reversibilità, l’Inps ha preso atto della decisione dei giudici nella sentenza 174/2016 depositata lo scorso \14 luglio e ha messo in essere il via libera per i rimborsi.

VIA LIBERI AI RIMBORSI INPS BOCCIATA NORMA ANTIBADANTE
BADANTI

Quindi alla luce di questa circolare Inps e della sentenza della Corte Costituzionale non si potrà più discriminare la pensione di reversibilità verso badanti che si uniscono in matrimonio con persone, sia uomini che donne, con una differenza di età superiore ai 20 anni, e sembra riguardare una platea, secondo i dati Istat, di badanti straniere, un numero spropositato di oltre 830 mila unità che si occupano di anziani, fra queste ovviamente giovani che alla fine intravedono in una unione una possibilità di reddito mensile continuo dovuto alla pensione di reversibilità, alla morte dell’anziano o anziana a loro affidati, questo grazie anche le strutture sanitarie che non prestano, se non con rette giornaliere dai 35 ai 50 euro giornalieri,  assistenza agli anziani nelle case di riposo.

Ma al di là di ogni polemica si faccia tesoro delle dichiarazioni di Alessandro Baldo, responsabile Programma migrazioni di Soleterre, apparse su Il Giornale: ‘In Italia gli occupati in questo settore sono quintuplicati in meno di dieci anni, soprattutto per via dell’aumento delle lavoratrici straniere, con un numero di anziani assistiti che si può ragionevolmente stimare intorno al milione. Un contributo fondamentale e preziosissimo al fabbisogno di servizi di cura e di assistenza familiare che la nostra società, in costante invecchiamento, denota. Eppure è un’occupazione ancora percepita come qualcosa di diverso dal lavoro ‘regolare’, quasi un ‘non lavoro’. Culturalmente si fatica ad evolversi dalla considerazione di un’attività caratterizzata da rapporti informali e totalizzanti. Per questo, oltre che all’adozione di normative che garantiscano le tutele di queste lavoratrici, occorre sensibilizzare gli enti locali e le famiglie che si avvalgono del loro servizio a riconoscerne e tutelarne le condizioni di benessere psicosociale e di conciliazione dei tempi di vita, famiglia e lavoro. Oltre a riconoscere l’impatto sociale e il debito di cura che tale sistema genera come ricaduta sulle società di partenza.’

Fonte: IlSole24Ore-IlGiornale

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